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R i c c a r d o G a z z a r r i
29 dicembre 2010

Scattiamo la prima foto stenopeica

Ricapitoliamo: il lavoro di costruzione è finito, in una stanza buia abbiamo caricato la nostra macchina stenopeica con del materiale sensibile.
Se si utilizza la carta fotografica in bianco e nero è possibile lavorare in camera oscura con la luce rossa.
Se si utilizzano pellicole piane pancromatiche occorre necessariamente lavorare al buio.
In ogni caso quello che si ottiene è un negativo che poi andrà stampato a contatto o ingrandito per ottenere un'immagine positiva.

Un materiale alternativo ma ormai di dificile reperibilità è la carta fotografica positiva, quella che i laboratori fotografici utilizzavano per riprodurre su carta le diapositive.
Chi ha la fortuna di procurarsela può ottenere direttamente una foto positiva. Chiaramente occorrono gli appositi chimici per lo sviluppo ed un certo rigore nel mantenimento delle temperature dei bagni.

Beh, siamo pronti, scegliamo una bella giornata e andiamo a goderci questo nuovo modo di fare fotografia.

Una volta stabilito il soggetto da riprendere cerchiamo un posto dove poter appoggiare la nostra macchina in modo che per tutto il tempo della ripresa non si muova.
Va bene qualsiasi cosa di stabile: un muretto, un gradino, un auto, il davanzale di una finestra, per terra... l'immaginazione non ha limiti.

Ad occhio cerchiamo di dirigere la fotocamera verso l'oggetto o la scena da riprendere.

Se sulla nostra scatola abbiamo disegnato esternamente le linee dell'angolo di ripresa sarà più facile "mirare" e capire che cosa stiamo realmente inquadrando.

Bene è giunto il momento fatidico, quello dello "scatto". Meglio sarebbe dire quello della "posa" infatti molto probabilmente la nostra esposizione durerà per diversi secondi e quindi non avrà niente a che vedere con uno scatto, termine che di per se indica qualcosa di molto veloce.

Stabilire il tempo di posa

Meglio non fare a caso. E' bene imparare subito a lavoare con cognizione. Ci si mette un po' di più ma i risultati sono sicuramente migliori.

Per stabilire la giusta esposizione si può utilizzare un esposimetro di quelli per luce incidente o riflessa o anche un'apparecchio reflex.

Andiamo per gradi.

Effettuiamo la misurazione della luce con l'esposimetro. Questo ci darà un valore di tempo e diaframma in base alla luce della scena ed in base alla sensibilità che abbiamo impostato per la pellicola.

Se possibile impostiamo lo stesso valore di sensibilità del materiale utilizzato. Se utilizziamo pellicola piana tipo l'HP5 della Ilford o una TMAX400 della kodak dovremo inserire una sensibilità di 400 ISO. Lo stesso per pellicole da 100 ISO.
La carta fotografica in bianco e nero si compota in modo diverso e solitamente ha una sensibilità molto inferiore (di solito si aggira tra 3 e 12 ISO).

Comunque facciamo la lettura e supponiamo di trovare per una bella giornata di sole e con l'esposimetro tarato per un 100 ISO un esposizione di 1/250 di secondo a f8.

Se utiliziamo carta fotografica, meno sensibile bisogna fare un po' di conti o ci si può aiutare con la tabella sotto

ISO
400
200
100
50
25
12
6
3
Tempo
1/1000
1/500
1/250
1/125
1/60
1/30
1/15
1/8
1/500
1/250
1/125
1/60
1/30
1/15
1/8
1/4
1/250
1/125
1/60
1/30
1/15
1/8
1/4
1/2
1/125
1/60
1/30
1/15
1/8
1/4
1/2
1
1/60
1/30
1/15
1/8
1/4
1/2
1
2
1/30
1/15
1/8
1/4
1/2
1
2
4

1/250 di secondo a f8 per un cento ISO corrisponde ad 1/8 di secondo a f8 per una carta in bianco e nero da 3 ISO.
Chi ha capito come funziona il gochino può fare anche a ameno della tabella.

Bene ora che abbiamo il tempo di esposizione della carta in bianco e nero da 3 ISO per un diaframma f8 vogliamo calcolare l'esposizione per il diaframma del nostro foro stenopeico.

Come per la tabella sopra occorre raddoppiare il tempo per ogni stop di chiusura in più del nostro foro rispetto al diaframma per il quale abbiamo fatto la lettura esposimetrica.

Aiutandoci con una tabella simile vediamo che:

Diaframma
8
11
16
22
32
45
64
90
128
180
256
360
Tempo
1/250
1/125
1/60
1/30
1/15
1/8
1/4
1/2
1
2
4
8
1/125
1/60
1/30
1/15
1/8
1/4
1/2
1
2
4
8
15
1/60
1/30
1/15
1/8
1/4
1/2
1
2
4
8
15
30
1/30
1/15
1/8
1/4
1/2
1
2
4
8
15
30
1'
1/15
1/8
1/4
1/2
1
2
4
8
15
30
1'
2'
1/8
1/4
1/2
1
2
4
8
15
30
1'
2'
4'
1/4
1/2
1
2
4
8
15
30
1'
2'
4'
8'

Se ad un diaframma f8 corrispondeva 1/8 di secondo per un diaframa f250 corrispondono 2' ovvero 2 minuti di esposizione.

Ma non è finita qui.

Occorre fare un ultimo sforzo e cioè aumentare ancora un po' l'esposizione per correggere il difetto di reciprocità.

Il difetto di reciprocità tiene conto della non linearità di risposta dell'annerimento della pellicola per tempi superiori ad 1 secondo.

Solitamente si aumenta di 30-50% ma la correzione esatta la si può ricavare solo dai fogli tecnici della pellicola impiegata. Sui siti dell'Agfa, Kodak, Ilford ecc. potrete trovare le caratteristiche di ogni emulsione, i tempi di sviluppo, i rivelatori da impiegare e la correzione per i tempi lunghi.

Senza saper ne leggere e ne scrivere si può comunque incrementare l'esposizione come detto di un 30-50%.

In base ai risultati ottenuti (troppo chiaro, troppo scuro, giusto) sapremo valuare meglio le pose future.

OK, allora 2 minuti di esposizione (120 secondi) aumentati del 50% viene 180 secondi ovvero 3 minuti.

Questo sarà il nostro tempo di posa.

Armiamoci di orologio con i secondi e "stappiamo" il nostro foro stenopeico per il tempo richiesto. Al termine lo ritappiamo e l'imagine è catturata .

Inserisco un utile calcolatore che può essere impiegato per la determinazione dell'esposizione nelle foto stenopeiche. Si può realizzare stampando su carta il documento word o in acrobat ed incollando su cartoncino i due cerchi.
Su quello più piccolo va ritagliata la finestra annerita.
Si forano al centro i 2 cerchi e con una clip si uniscono in modo che possano ruotare.

Ora non ci resta che andare a vedere che cosa è successo